Santuario di S. Pietro da Verona

SEVESO

Santuario di S. Pietro da Verona

Via San Carlo 4 - Seveso

L’edificio, in stile barocchetto, presenta una facciata con due ordini architettonici sovrapposti, distinti l’uno dall’altro da una trabeazione aggettante. Fino all’altezza d’imposta del timpano è stata costruita un’altra torre che, in teoria, avrebbe dovuto essere gemella alla torre campanaria. Entrando in chiesa, si trova la cappella dedicata a San Domenico, che accoglie gli affreschi più antichi di tutto il santuario. L’altare comprende una tela che raffigura proprio San Domenico insieme con San Pietro. Ai lati le statue di San Giacinto e San Tommaso d’Aquino, all’interno di due nicchie. Sulla sinistra c’è la cappella della Madonna del Rosario, cui è dedicata una scultura realizzata da Dionigi Bussola. Le nicchie ai lati ospitano le statue di Santa Caterina da Siena e Santa Rosa. Una cupola ellittica affrescata nei primi anni del Novecento da Edoardo Volonterio copre l’aula del santuario: è raffigurata la Vergine del Santo Rosario su una nube sorretta da putti, circondata da angeli. L’altare nel presbiterio, novecentesco, nella parte posteriore si articola intorno alla cappella di San Pietro Martire.
 
Pietro Rosini, predicatore dell’Ordine dei domenicani, nel 1252 fu ucciso nella foresta di Seveso, in un punto in cui oggi è presente una cappella eretta in suo onore al confine tra Seveso e Barlassina. Ad aggredirlo fu Pietro da Balsamo (detto Carino), che era stato spedito in missione dai capi ereticali lombardi: Pietro, infatti, aveva sempre predicato contro l’eresia catara che andava diffondendosi a Milano e in molte altre località italiane.
Carino da Balsamo avrebbe dovuto agire con la complicità di Albertino Porro, detto il Migniffo o il Mancino, di Lentate; costui, però, scappò prima di commettere il delitto, lasciando Carino da Balsamo da solo.

L’arma usata per l’assassinio è ancora adesso custodita proprio nel Santuario di San Pietro Martire, in una cripta costruita all’inizio del Novecento, all’interno di una teca che accoglie anche una reliquia di Carino da Balsamo. Quest’ultimo, infatti, dopo aver compiuto l’omicidio si era rifugiato a Forlì e si era convertito; dopo la morte, fu dichiarato beato.

 

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SI Accesso dalla portineria in Via S. Carlo 2

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